Quando vai davvero ad indagare fino in fondo, questo spazio è la tua realtà essenziale. E’ ciò che precede ogni idea di te, ogni manifestazione fisica di te, ogni sensazione. Questo spazio e questa consapevolezza che -sempre con parole imperfette- potrebbe essere anche descritta come l’”Io Sono”, l’Io che precede ogni altra cosa. Attenzione, perché la stessa parola Io ti disconnette dalla realtà dell’Io, e queste descrizioni cercano solo di indicare. Non è possibile ridurre in alcun modo a parole la Realtà, ma nella migliore delle ipotesi dare una indicazione. Come se dovessimo spiegare cos’è l’amore a qualcuno che non lo avesse mai sperimentato: nemmeno qui si può fare molto, eppure indicando certi dettagli si può permettere di notare qualcosa che c’è e c’è sempre stato, ma è passato inosservato o è stato ignorato. Mai fatto caso al fatto che diverse fra le cose più importanti della nostra vita hanno questa caratteristica di invisibilità e di descrivibilità decisamente scarsa? Amicizia e amore sono le due principali.
Qualsiasi tentativo -e ne avverranno moltissimi- di capire, trasformare in una idea o in una struttura di comprensione, di impossessarsi di questa consapevolezza di se, te la fa perdere. Qualcuno descrisse questi inevitabili e ripetuti tentativi come quelli di una mano che cerca di afferrare l’aria, e che chiudendosi la fa uscire inevitabilmente dalla propria portata.
Vale la pena notare che questa apertura, questo sentire, sono spesso descritti come “essere presente” da chi ha praticato meditazione o attività simili. Una delle conseguenze di queste pratiche è che una volta che la abbiamo sperimentata in qualche modo acquisiamo la capacità di notare quando non siamo presenti. Purtroppo però invece di notarlo semplicemente, e altrettanto semplicemente restare sintonizzati con il nostro spazio di presenza appena ri-acquisito, di solito elaboriamo immediatamente un pensiero o un giudizio sull’argomento: appare qualcosa come “ecco, vedi, adesso non ero presente”. Quel che succede in questo caso è che la nostra presenza è entrata dalla porta principale, accorgendosi del non “esserci”, per poi esser buttata fuori dalla finestra, da quegli stessi pensieri che discutono di presenza e assenza. Questo dialogo spirituale interiore rientra nella schiera di fenomeni descritti con l’espressione “Ego spirituale”, che è una forma anche più subdola -proprio perché in apparenza saggia- di ego.
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